Categoria: Diario di una locandiera naturista

Il congedo del viaggiatore cerimonioso

Lo so, non bisognerebbe. L’abito non fa il monaco, le apparenze ingannano e così via. Ma ci casco ogni volta. Scruto i nuovi arrivati, osservo le loro espressioni, i gesti, gli sguardi. La postura. Il tono di voce. Lombroso, al mio cospetto, era un principiante. Che cosa cerco? Perché frugo con insistenza nei volti, cercando […]

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Viaggio a vuoto

Luglio, tardo pomeriggio. Telefonata con voce in affanno: “Pronto, Locanda di Terramare? Avete una camera disponibile per oggi?”

Le prenotazioni per il giorno stesso sono piuttosto rare per noi; normalmente, chi ci viene a trovare programma la sua visita con un po’ di anticipo. Ma siamo ben contenti di ospitare anche chi si decide all’ultimo minuto, e per fortuna abbiamo posto.
Il signore concitato, con forte accento fiorentino, dice che viene immediatamente, il tempo di mettersi in macchina. Lo aspettiamo.
Arriva, in effetti, sudatissimo: la sua elegantissima BMW ha l’aria condizionata rotta e a Firenze ha lasciato più di 35 gradi. Lo capisco perfettamente, lo compiango, lo rassicuro sul clima meraviglioso della Locanda e infine gli faccio vedere la camera.
“La camera più romantica che abbiamo, la Fuoco…”
“Accidenti, sono solo però!”
“Beh questo non è colpa mia…”, commento sorridendo.
Però questa non era forse l’intenzione dell’improvvisato ospite. Il quale dichiara che è tutto splendido, si denuda in un batter d’occhio, dichiara di volersi rilassare e poi si chiude in camera.
Mi telefona subito. Ma come, penso, ci siamo appena salutati… Mi chiede di affacciarmi in camera, dove mi si para davanti, ovviamente nudo.
“Dimmi pure.”
“Avresti un po’ di sapone per favore?”
“Come no. Guarda, lì, sul letto, c’è tutto il set di benvenuto, completo di sapone.”
“Ah scusa, non l’avevo visto…”
Sorride. Lo saluto ed esco.
E da qui, una serie di chiamate: avete un asciugamano? Ce ne sono quattro appesi in bagno. Ma il telo per la sauna? Sul letto anche quello. Non trovo l’accappatoio. In bella vista su una sedia. Un bicchiere? Eccone due sul tavolino. 
Non so se, una volta nudi, si può essere ancora più nudi. Ecco, il tizio pareva che ogni volta volesse denudarsi ancora di più.
Col procedere delle richieste però, la baldanza dell’ospite cala, per lasciare posto a un nervosismo agitato.
Gli consiglio di rassegnarsi: la camera è dotata di tutto.
A questo punto, si tappa in camera per un paio d’ore. La sauna, la zona relax, il giardino, l’aria fresca così apprezzati fino a poco prima non gli interessano più. Emerge al tramonto, disfatto (non voglio sapere come ha impiegato il suo tempo chiuso lì dentro), e annuncia che, per un imprevisto, deve ripartire immediatamente.
Ecco: le camere sono dotate di tutto ciò che serve. La compagnia, però, non è fornita. Venite alla Locanda con persone che amate, con le quali volete stare bene; oppure anche da soli, ma in questo caso disposti a godere della solitudine, non a soffrirla.

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Gli agostani

“Prontooooo? Prontooooo?”
“La sento forte e chiaro, prego, mi dica!”
Fine luglio. Il telefono è incandescente. La linea però, come sempre qui tra i boschi, rimane pessima.
“Avreste una camera per il 4-5 agosto?”
“Sì, abbiamo un’ultima disponibil…”
“Perfetto!! Allora confermiamo”, mi interrompe entusiasta l’interlocutore.
“Un attimo, per favore, mi ascolti…” cerco di interloquire.
“Ecco, allora, siamo una coppia, arriviamo verso le 18, preferiremmo una camera vista mare, fate la colazione? Fate la cena? C’è la doccia o la vasca? Quanto dista il mare? Avete la piscina?”
La gioia dell’aspirante vacanziero trabocca. Ha trovato posto, in agosto, in una bella struttura non distante dal mare, a un prezzo accettabile. Solo che… Ho come la sensazione che forse non abbia letto fino in fondo la descrizione della mia Locanda.
“Senta, scusi, lei è il benvenuto, ovviamente, la aspettiamo, ma conosce già la nostra Locanda?”
“No, veramente no…”
E qui devo spiegargli che troverà niente di meno che… gente NUDA!
Aspetto questo momento con trepidazione. Non so mai come reagirà l’interlocutore. La maggior parte delle volte, cercherà di fare l’uomo di mondo:
“Ah, va beh… Ho capito…”
“Quindi se c’è qualche problema, forse è meglio che cerchi un’altra soluzione. Non la vorrei mettere in imbarazzo.”
“No, no, che problema… Si figuri… Persone nude… E che sarà mai? Assolutamente…”
“Allora confermo?”
“…sa che cosa, però? Ne parlo con mia moglie. Per me nessun problema, ripeto, però magari lei… Chi lo sa…”
“Bene – approvo, comprensiva – allora facciamo così, se è ancora interessato mi richiama a breve, d’accordo?”
Ovviamente, la telefonata di conferma non arriva mai.
O quasi mai.
Perché una volta, inaspettatamente, è arrivata.
Una voce esterrefatta mi dice: “Dunque sì, confermo… Alla mia compagna va benissimo… Non so come mai… Anzi, le dirò: penso di aver scoperto qualcosa di lei che ancora non sapevo!”
I due si sono goduti una splendida vacanza di tre settimane, ospiti da noi. E noi li ricordiamo ancora, a distanza di un paio d’anni, per la loro serena gioia di vivere. Come coloro che non hanno paura di accettarsi per così come sono.

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…e il libretto di istruzioni?

“Vorrei venire da voi, ma non ho mai fatto naturismo, mi spieghi come si fa?”
Rimango sempre un po’ stupita da questa domanda, più frequente di quanto si immagini.
“Beh, è facilissimo. Ci si tolgono i vestiti, ed ecco fatto.”
L’interlocutore rimane interdetto. “E poi?”
“E poi, niente. Quando vuoi, ti rivesti.”
Per un attimo mi domando se anche l’azione di rivestirsi abbia bisogno di istruzioni dettagliate: dunque, prima di tutto ti infili le mutande, poi la canottiera, poi i calzini ecc., le scarpe per ultime, mi raccomando. Ma di solito non ce n’è bisogno.
E allora perché c’è bisogno di istruzioni per spogliarsi, che è molto più facile rispetto a vestirsi? Perché probabilmente ci siamo abituati alle istruzioni per l’uso. Dobbiamo istruirci su come far funzionare il telefono nuovo, l’i-pad, la posta elettronica nuova versione. Le pentole a induzione. Il forno ventilato. Il frigorifero a risparmio energetico. Per non parlare dei mobili Ikea.
Siamo presi da perplessità di fronte alla minima azione: devo mettere la crema antirughe prima o dopo quella solare? E l’ombretto, va steso dall’interno verso l’esterno o viceversa? Sarà chic andare a un matrimonio con i sandali?
Seguiamo istruzioni per completare un acquisto on-line; prenotare una visita sanitaria; richiedere un documento qualsiasi. Siamo costantemente guidati. Questo ci rassicura, probabilmente ci impedisce anche di compiere errori. 
Lasciamoci però uno spazio libero, uno spazio senza istruzioni, che gestiamo come ci pare. Coraggio, per spogliarsi non serve un manuale, serve solo buonumore!

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Il comune senso del pudore

“…E questo è il giardino. Potete stare nudi ovunque…” Incrocio lo sguardo esterrefatto della signorina.
Ahia, ci risiamo. Anche questa settimana, una coppia “tessile” è capitata per caso alla Locanda. Succede, in alta stagione: persone che sono in cerca di un luogo accogliente dove dormire, un sabato di luglio, di bel tempo, possono rassegnarsi anche a prenotare in una struttura che non sarebbe stata la loro prima scelta.
Mi domando spesso come andrebbe in un mondo al contrario. Dove fosse normale stare nudi, e i vestiti fossero un’eccezione. 
“Ma guarda lì! Una signora con un vestito! Che vergogna!”
“Ma come si permette, di uscire di casa in maglietta?”
“Ragionier Rossi, se la trovo ancora una volta in ufficio con i calzini la licenzio in tronco per offesa al pudore!”
Come potrebbe essere uno spettacolo trasgressivo in un mondo così? Facile. Una splendida ragazza, con sguardo lascivo, appare nuda sul palcoscenico. Poi, davanti agli sguardi incantati del pubblico, pian piano, si copre.
Inizia infilando le calze autoreggenti. Poi, lentamente, indossa un paio di mutande molto sexy. Il reggiseno, ovviamente di quelli che fanno sembrare chiunque piuttosto prosperosa. Gli astanti sorridono sotto i baffi: sanno che è arrivato il momento del body… E, infine, il momento clou: un abito fasciante, lucente, brillante. Appena indossate anche le scarpe, la meravigliosa ragazza accenna a pochi passi di danza a ritmo di musica, volteggia sui tacchi e scompare dietro le quinte.
Affascinante, non vi pare? Come ci vuole poco a immaginare il mondo all’incontrario… 

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Che cos’è la libertà?


La voce all’altro capo del telefono esprime il disgusto più totale. La delusione più profonda. La disistima più gelida.
“Cioè, mi faccia capire. – dice freddamente – Siete o non siete una locanda naturista?”
“Certo, signora, gliel’ho detto. Si può stare nudi ovunque. Sempre. Al mattino, alla sera. Al pomeriggio. La notte di Capodanno. Al pranzo di Ferragosto.” Non so come potrei essere più chiara.
Ma la signora non è convinta. “E allora, come si spiega che si può stare anche… vestiti?” (Quasi esita a dirlo, la signora, sembra che si tratti di una parolaccia.)
E qui, devo fare una confessione che forse disamorerà qualche lettore da questo blog. Ma pazienza: ho scelto di fare la locandiera non certo per piacere a tutti. 
Alla Locanda si può stare anche vestiti. Ecco, l’ho detto. Non dappertutto, però: nell’area relax e nella sauna ogni indumento è severamente bandito. Ma in giardino, o nella sala colazioni, sostanzialmente ciascuno sta come gli pare.
Il 90% dei nostri ospiti è naturista. Le persone vengono a trovarci apposta per stare nude. Quindi, ovviamente, chi è nudo si trova a proprio agio. Ma, ecco, io non ce la farei mai ad andare da un signore, o una signora, e intimare: “Ma che fa con i bermuda? Dove crede di essere, in ufficio? Si spogli immediatamente! E che non la sorprenda più con un centimetro di pelle coperto, mi raccomando.”
No, non ce la faccio. So che ci sono posti dove questi avvisi vengono ripetutamente fatti. Ma non fa per me.
Per me, naturismo significa libertà. E che libertà sarebbe, se stare nudi fosse a sua volta obbligatorio? I naturisti rivendicano la libertà, non l’obbligo, di stare nudi. Altrimenti si diventa uguali ai “tessili”, per i quali viceversa è obbligatorio indossare qualcosa.
E poi, per la verità, i pochi “tessili” che sono venuti da me, dopo qualche ora o qualche giorno, si sono rilassati. Si sono tranquillizzati. Si sono pacificati con la natura e con il genere umano. E si sono tolti tutto. Felici.
www.locandaterramare.it

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Via dalla pazza folla

“SU SU SU! Più veloce! Muovete le gambe! Le ginocchia FUORI dell’acqua! A tempo, a tempo!” “Al mio via, tutti in coro, mi raccomando!” “Un applauso per questi meravigliosi bambini, grazie!”
Raramente, ma qualche volta è capitato, ho assistito a “eventi” organizzati in spiagge o resort: aperitivi, sessioni di acquagym, falò con grigliata, animazioni… E ogni volta mi sono ritrovata a osservare i volti dei forzati del divertimento: che abbiano voglia o meno della rosticciana alla griglia, se la fanno piacere.
Io devo essere molto, molto pigra: ma l’idea di rispettare degli orari (“La sessione di acquagym è tutti i pomeriggi alle 15”, “Per la grigliata ritrovarsi muniti di rosticciana alle 18 sulla spiaggia”) durante la mia vacanza mi risulta insopportabile.
Provo imbarazzo per questa mia ritrosia, che non giustifico; non c’è niente di male nell’organizzare o partecipare a eventi, ne sono certa. Dev’essere questa l’origine del senso di colpa che mi attanaglia tutte le volte che mi viene posta la domanda: “E che eventi organizzate?”.

Meglio chiarire. Alla Locanda non ci sono “eventi”. Questo non vuol dire che non succeda mai nulla. Succedono, in un certo senso, sempre le stesse cose. Ma sono anche ogni giorno nuove.
Ogni giorno sorge il sole. (No, non lo organizzo io questo evento, è vero, e non potrei farmene un vanto; però sono io che ve lo faccio ammirare dalla Locanda!)
Ogni giorno il bosco ci circonda: con i suoi colori, molto più numerosi del semplice verde; con i suoi odori, che cambiano con le stagioni; con i suoi rumori e fruscii, lievi e rilassanti. (E questo è il motivo per il quale non siamo dotati di una “doccia emozionale”: l’emozione la porta direttamente la natura, fino alla zona relax, fino a voi, senza confini.)
Ogni giorno accendiamo la sauna. Una normalissima sauna finlandese, senza orpelli ma con tutto l’indispensabile. Non è necessario avere chissà quali effetti speciali, la sauna basta farla bene: temperatura giusta, ossigenazione della pelle (e qui, ancora una volta, l’aria del bosco è fondamentale), doccia rinvigorente a cascata. E soprattutto: in sauna di sta nudi e si parla sottovoce.
Ogni giorno arriva la colazione, per la quale, ogni giorno, ho fatto la spesa da produttori locali e ho preparato un dolce.
Ogni giorno si fa conoscenza, conversazione, amicizia. Ogni giorno ricevete consigli su gite, ristoranti, enoteche, spiagge. Se volete, ogni giorno potete leggere un libro diverso, a vostra disposizione in tutte le camere.
E ogni giorno vi dimenticherete dello stress, del mutuo, del traffico, del lavoro, dei vicini molesti: chiuderete tutto fuori dal cancello e vi sentirete più leggeri.
Ogni giorno vedo i visi soddisfatti dei miei ospiti. Ecco, questo è l'”evento” che io attendo con ansia!
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Gli innocenti all’estero

L’SOS scatta alle 17 ora locale: “Aiuto, siamo… non sappiamo dove, la macchina è infilata nel fango, la ruota non gira, aiuto!”. Li aspettavamo per mezzogiorno, in effetti, e non erano arrivati. Non posso lasciarli sperduti con la macchina che non funziona, ovviamente, quindi cerco di farmi spiegare dove sono. Non è facile: non hanno navigatore, mi dicono di aver seguito indicazioni che non ho mai sentito in vita mia, la linea – come al solito – è disturbata. Ah, dimenticavo: loro sono inglesi, quindi parlano solo inglese, ma la loro voce mi arriva a tratti e non capisco bene. E poi, già, la cosa più importante: hanno più di 70 anni.
Spiego loro come fare a scrivere un SMS perché mi dicano più comprensibilmente dove sono. Faticosamente, ci riescono. Atterrati a Pisa, noleggiata l’auto, chissà perché hanno pensato bene di  imboccare un sentiero piccolo, fangoso, in salita e isolato da tutto.
Quando arriviamo finalmente in loro soccorso, la prima cosa che vedo è un uomo alto, dinoccolato, infreddolito e senza pantaloni. Con le mutande. Quindi non sta facendo naturismo nei boschi. Più tardi capirò che è svestito perché ha utilizzato i suoi pantaloni per infilarli sotto la ruota dell’auto, nel tentativo di non farla girare a vuoto. Avrei voglia di apostrofarlo con un “Mr Livingstone, I suppose…”, ma non so ancora se gradisce il tipico humor inglese oppure no.
Li raccogliamo – è il caso di dire, li guidiamo fino alla Locanda, li ristoriamo con un caffè “very strong, please” e una fetta di torta. Bevono del latte caldo e filano a nanna.
Il giorno dopo, non si muovono dalla Locanda, se non per raggiugnere il supermercato. Il terzo giorno, panico: tornando dal supermercato, hanno dimenticato i fari dell’auto accesi. Quindi, trova il vicino che ha i cavetti per caricare la batteria (benedetti vicini), fai ripartire l’auto.
Quarto giorno. Hanno gironzolato un po’, sono baldanzosi. Mi chiedono di prenotare una trattoria, eseguo. Escono vestiti a puntino. Dopo mezz’ora, li vedo tornare mogi mogi e aprirsi una scatoletta di tonno su un tavolo del giardino. Che è successo? Vi hanno trattato male? Era chiuso? No, macché: la trattoria è risultata introvabile (e sì che ci ho mandato centinaia di ospiti…).
Quinto giorno: forano una gomma dell’auto. Temo una crisi isterica, nonostante l’aplomb inglese. Decidono di andare all’autonoleggio e farsi cambiare auto. In effetti, dev’essere colpa del mezzo: sarà difettoso. 
Poi, finalmente, la svolta: adottati da una giovane coppia di olandesi, che li accompagnano dappertutto, gli anziani inglesi finalmente si rilassano e si godono la Toscana.
Culture, età, tradizioni, gusti che si incontrano. Avere una Locanda è bellissimo. E gli inglesi, una volta tornati, mi hanno scritto una splendida lettera, commossi dall’accoglienza e dall’assistenza ricevuta. E anche dalle torte!

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Cortesie per gli ospiti

“Scusa, posso avere un po’ d’acqua fresca?”

“Ci mancherebbe. Vado e te la porto subito.” Appoggio la bacinella con i panni da stendere e corro in cucina, apro il frigo, verso l’acqua fresca in una brocca, aggiungo il ghiaccio, prendo i bicchieri, prendo il vassoio, corro fuori. Riprendo la bacinella.
“Ciao! Scusami, posso avere un caffè? Se non ti disturba, eh!”
“Ma per carità. Un attimo e arriva.”
L’asciugamano da stendere rimane nella bacinella, la molletta casca dalle mani. Corsa in casa, carico la macchinetta del caffè, la metto sul fuoco, ritorno all’asciugamano, lo appendo, poi di nuovo alla macchinetta. Tazzina, cucchiaino, zucchero, vassoio. Ora è il turno di stendere un accappatoio.
“Buongiorno! Ce ne andiamo al mare! Ma mi puoi spiegare per bene la strada per il Nido dell’Aquila?”
Non posso mica lasciarlo sperduto fra i sentieri della Maremma. Prendo la carta topografica, spiego la strada, auguro buona giornata.
Tardo pomeriggio. Tornati tutti dal mare, accaldati e felici. Docce, relax sui lettini. La serata è fresca, qualcuno si infila nella sauna. Una bevanda ci sta proprio bene. Preparo la tisana, il profumo di fiori si sparge per tutta la veranda.
Il momento della cena si avvicina: piovono richieste di consigli su dove sfamarsi e sono felice di indirizzare i nostri ospiti verso ristoranti dove si mangia bene e si spende poco. Chi preferisce la carne, chi il pesce. Chi fa parte di una coppia mista: lei preferisce la carne e lui il pesce, o viceversa. Chi vuole stare in collina. Chi vuole assolutamente cenare sul mare. Chi non vuole fare troppa strada in macchina. Chi vuole, dopo, andare a ballare. Chi vuole, prima, prendere un aperitivo. Vegani, vegetariani, celiaci, intolleranti: per ogni categoria si cerca di trovare una soluzione.
Mi stresso? No, affatto! Mi diverto. Mi piace coccolarvi.
Poi arriva il congedo da chi parte.
“Siete stati bene? Tutto ok?”
“Sì, certo, grazie, benissimo! Un unico appunto…”
“Ditemi!”
“…La locandiera non è stata molto tempo con noi… Potevi prenderti un po’ di tempo per bere qualcosa insieme…”
Vero. Ma sareste rimasti senza caffè, senza tisana, senza consigli per il ristorante, sperduti nelle campagne in cerca della spiaggia… La prossima volta vi prendo in parola!

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Chiamata d’emergenza

“Buongiorno sono Pino, in che cosa posso aiutarla?”, dice con sussiego la voce. 
“Dunque mi si è rotto il frigorifero e…” 
Dal sussiego passiamo allo scherno: “E… avrebbe bisogno di un intervento? D’urgenza? In giornata, magari?”
Sono già alla decima chiamata, e questo signore è il decimo che mi prende a pesci in faccia. Non demordo.
“Sì, ma vede, io abito in campagna… Lontano da tutti i servizi… Ho due bambine… Mi sta andando a male tutto, con questo caldo: il latte, il burro, la ricotta, lo yogurt…”
La voce diventa comprensiva. “Mi rendo conto, signora, è estate, fa caldo. Ma noi il primo intervento possibile ce l’abbiamo… Dunque… Mi faccia controllare. Ecco, tra venti giorni. Le va bene alle 8 del mattino? Mi dia l’indirizzo.”
“E io come faccio per i prossimi venti giorni?” Decido di giocare la carta della collega imprenditrice. “Vede, ho un bed and breakfast, non è solo per uso familiare, il frigorifero…”
“Mi dispiace, ma lo sa quanti ristoranti stanno aspettando? Con il pesce nel surgelatore? Al massimo posso anticipare di un paio di giorni, non di più.” Pino assume un tono autorevole e severo. Sembra accusarmi di concorrenza sleale con i colleghi che hanno, anche loro, guai con il frigorifero. Chi sono io per avere la precedenza?
“Va bene, grazie, ci penserò.”
Mi rimane poco tempo per salvare le provviste. Ok, cambio tattica.
“Buongiorno, mi scusi, ho il frigo rotto e…”: prima che Pino, o Dino, o Mino mi possa interrompere, continuo: “…siccome ho il giardino pieno di persone nude che prendono il sole e aspettano una bevanda fresca… Sa, a stare completamente nudi sotto il sole viene caldo, si suda…”
Mino (o Dino), sbalordito: “…?? Cioè, mi faccia capire, lei tiene in giardino persone nude?”
“Per forza, questo è un albergo naturista. Che vuol dire nudista.”
“Quindi vengono da lei e…”
“E si spogliano. Completamente.”
“Del tutto…” 
Pino sembra sudare. Lo sento anche dal telefono. Con intonazione drammatica concludo: “Esatto. Sono qui, tutti nudi sdraiati al sole, e io non ho nemmeno un the freddo da offrirgli, capisce?”
L’appuntamento è tra mezz’ora. Scommetto che Pino, Dino e Mino stanno litigando per chi lo dovrà effettuare. Non sanno che, da dove è posizionato il frigorifero, non vedranno neanche un dito indice degli ignari ospiti…

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