Autore: Mirandolina

Capalbio, 17 maggio

Potevo mancare al primo festival naturista d’Italia? No di certo. Eccomi a Capalbio, in un insediamento turistico dove è stata ricavata, per l’occasione, una zona naturista.
Che confusione. Appesi ovunque, cartelli per lo più manoscritti propongono le attività più impensate. Massaggi, body painting, danza bio-qualcosa, ricerca del proprio karma (meno male, non quello di un altro…). Un programma fittissimo. E completamente disatteso. Gli orari non vengono rispettati, alcuni eventi sono annullati, altri, non previsti, sono organizzati li’ per li’.
Perché allora tutti hanno questo sorriso un po’ stordito sul volto? Perché nessuno protesta per la disorganizzazione?
Forse perché nella vita “normale” siamo fin troppo organizzati. E allora, anche abbandonarsi al caso, seguire i ritmi del sole invece di quelli del programma, chiacchierare con chi ci pare quanto ci pare, lasciarsi affascinare da qualche disciplina esotica, diventano tutte libertà preziose.
Forse naturismo e’ anche questo. Comunque, io al Festival mi ci sono trovata proprio bene.

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"Pronto, parlo con la Locanda?"

“Pronto, parlo con la Locanda di Terramare?”. Il tono è furtivo, quasi colpevole. Il volume basso. Il numero di telefono, neanche a drilo, secretato.
“Sì, buonasera! Mi dica pure…”
“Ecco… Volevo qualche informazione sulla Locanda…”
“Certamente! E’ un piccolo b&b, bla bla bla… Abbiamo solo quattro camere, bla bla bla… Il giardino la sauna…”
“Ah ecco, sì, infatti. Ma volevo qualche informazione sul discorso del – e qui il volume della voce diventa quasi impercettibile – naturismo.”
“Il naturismo? Gliel’ho detto, si può praticare in tutta la struttura, tranquillamente.”
A questo punto, l’interlocutore può interrompere con un “Grazie”: e siamo sicuri che richiamerà più tardi, una volta preso il coraggio. Oppure, continuare. In entrambi i casi, il seguito è più o meno così.
“Senta, ma… Diciamo… Come posso dire… Oltre al naturismo, fate ALTRO?”
“ALTRO? Certo, le colazioni, la sauna…”
“No, volevo dire… Cose particolari… Perché in certe situazioni…”
“No, mi dispiace. Qui si fa naturismo e basta.”
Vi assicuro che io e il sussurrante individuo sconosciuto ci siamo capiti alla perfezione. Io ho capito che lui non è il mio ospite ideale. Lui ha capito che la Locanda di Terramare non è il suo b&b ideale. Perfetto. Speriamo di continuare così.


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Cose di cui vergognarsi. O no?

Che, poi, uno debba vergognarsi di andare in giro nudo, e magari invece ha evaso le tasse e ne va pure fiero, è una cosa che non ho mai capito. Eppure è così.
Il primo contatto con la locandiera proprietaria di una struttura naturista di solito avviene tramite Facebook. “Ciao, ho visto che hai un posto naturista, posso chiederti info?”. Come no, ci mancherebbe. Il profilo del richiedente info non mostra mai vero volto e vera identità. Si chiama Pinonudo, oppure Solemarenudo, cose così. Invece, che so, non mi sono mai imbattuta in un nik tipo Ioletassenonlepago.
Forse se avessi aperto una locanda per evasori fiscali avrei più clienti.

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