Categoria: Diario di una locandiera naturista

Il mattino ha l’oro in bocca

“…e la colazione viene servita in giardino, dalle 8,30 in poi.”
“Dalle OTTO E MEZZA? Un po’ tardi, mi pare…”
“Sì, è vero, se vuole ci attrezziamo per farle fare colazione prima, come desidera. Però di solito qui si dorme bene, quindi…”
“No no, che dormire, va benissimo alle 7,30, grazie. Io mi alzo sempre prestissimo.”
L’affermazione suona come un vanto. E va bene, sveglia alle sei anche oggi. Alle 7,30 tutto è pronto. Non si vede nessuno.
Sorrido. Eccone un altro, penso. 
Verso le nove, l’ospite mattiniero arriva, l’aria beata, lo sguardo intorpidito. “Buongiorno!”, esclama gioviale.
“Buongiorno”, rispondo educatamente, senza dirgli che è da un’ora e mezza che lo aspetto. “Dormito bene?”
“Meravigliosamente! Erano anni che non dormivo così! Il fresco senza bisogno del condizionatore, e poi il silenzio, e poi il materasso fantastico, e poi… Non so, il relax, le coccole…”
Potrei dire “Gliel’avevo detto, io!”, ma naturalmente non lo dico. Missione compiuta: la Locanda non perdona. Qui gli insonni ronfano, i mattinieri si crogiolano tra le lenzuola, i nottambuli si abbandonano, gli incubi non arrivano. I pensieri si sciolgono. E sarà perché le stelle brillano, le lucciole splendono, la televisione è assente, chissà. (Qualche volta, però, fate dormire un po’ di più anche la locandiera…)

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Ad alta voce

Per poco non ci spiaccichiamo sul guard-rail. Non pensavo di rischiare la vita, quando l’ho detto al collega con il quale dividiamo la benzina per andare al lavoro. Forse sono stata un po’ brusca, lo so. E so pure che cosa gli sta passando per la testa adesso.
Dunque, il collega ha sbandato. Poi si è rimesso – letteralmente – in carreggiata. Poi ha detto: “Ah!”.
Il silenzio non doveva durare troppo. Rischiava di diventare imbarazzante. 
Il collega ha balbettato qualcosa. Non aveva più voce. Poi si è fatto paonazzo, ha dato un colpo di tosse: “Uh, certo, figurati, no, è normale, normalissimo. Qui in Italia siamo un po’ arretrati, ma all’estero…”
“Eh già”, ho laconicamente commentato. Il collega ha preso il coraggio a quattro mani. 
“No scusa, ma… tuo… tuo…marito che cosa ne pensa?”
“Niente, ne pensa, condivide anche lui.”
“Cioè, anche lui gira nudo?”
“Anche lui è un nudista-naturista. Non è che gira nudo quando va al lavoro o a fare la spesa.”
Altre domande di rito: non ti imbarazza, ma chi viene alla tua Locanda, ma ti è mai capitato che… Commenti di rito: io non potrei mai, la mia compagna mi spellerebbe vivo, poi a pensarci bene non è che mi andrebbe tanto se qualcuno la guardasse nuda…
Sguardo di sbieco. Per fortuna senza rischio di sbandare, questa volta. L’occhio è più sicuro, però è maliziosamente scintillante. “Ma… quindi in estate stai sempre tutta nuda?”. Nuovo chiarimento, eccetera.
Però, il giorno dopo, alle sette del mattino al solito incrocio, non è che il collega non mi abbia dato il passaggio. Non mi ha coperto di insulti, non mi ha preso in giro. Se ha pensato alla nostra conversazione del giorno prima, non l’ha dato a vedere. E, con il passare dei giorni, riprendendo l’argomento di tanto in tanto (molto raramente), è diventata una cosa normale
Io il dilemma “Lo dico o non lo dico?” l’ho risolto sempre con “Lo dico”. Che leggerezza, che liberazione. Basta farci l’abitudine, al fatto di dirlo. Basta farci l’abitudine, al coraggio di mostrarci come siamo. 

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L’attesa

E tutti se ne sono andati. E io sono rimasta sola. E… lo confesso: non mi dispiace, almeno per un po’. Mi aggiro per le camere vuote: qui va rimesso a posto un chiodo, lì forse cambio una mensola, accidenti qui ci sono pochissimi attaccapanni, non me n’ero accorta…

Finiti i doveri, gli strani piaceri della solitudine. La sauna da sola: quando finisco, la uso per asciugare il bucato (efficacissima, lo garantisco). Le docce della zona relax: bagno con spruzzi con le bambine, evviva! Ispezione nel giardino: quante cose da fare, pensiamoci un po’ alla volta altrimenti mi sembra una missione impossibile.
Il silenzio è ancora più profondo. La zona relax si presta al letargo, vicino alla stufa accesa e con le stelle sulla testa.
Poi, improvvisamente, un regalo. Una giornata tiepida, con un sole coraggioso che riscalda la serra. Fuori tutto brilla. La Corsica orgogliosa mostra le sue vette innevate. Le foglie dell’alloro sono più lucide che mai.
Evviva! Ecco perché adoro questo posto, perché mi rende felice. Però, però… manca qualcosa. 
Forse chi non mi conosce bene non ci crederà mai, ma non è per guadagnarci che ho avviato il b&b. La cosa più bella di questa attività è vedere l’umanità che passa in casa tua: conoscere nuove persone, fare nuove amicizie. Invece che gironzolare tu per il mondo, è il mondo che viene da te. E io sono sempre stata curiosa. 
Quindi, che cosa manca? Gli ospiti con i quali condividere tutta questa bellezza. Ma tra poco arriveranno: aspetto con ansia il mondo, a sua volta (spero) curioso di conoscermi.

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Le affinità elettive

Ho tre categorie di “amici” su FB. 
1. Parenti lontani. Apprezzano specialmente le foto delle bambine.
2. Amici d’infanzia. Vivo nel terrore che mi tagghino in foto della prima media.
3. Sconosciuti che mi chiedono l’amicizia perché condividiamo qualcosa, spesso l’adesione a un gruppo. Conversazione tipica con questi ultimi.
“Ciao! Grazie dell’amicizia!”
“Ciao! Ma come mai me l’hai chiesta?”
“Beh, credo che abbiamo qualche interesse in comune…” (Qui di solito ci sta bene uno smile con un occhiolino).
“Quale gruppo? Quello sui genitori adottivi? Che bello, e tu quanti bimbi hai?”
“No, no, niente bimbi…”
“Ah, allora deve trattarsi di quel gruppo sulla poesia contemporanea. Bello…”
“No, veramente di poesia non ci capisco niente…”
“Ci sono! Anche tu appassionato di musica da viola da gamba! Ma è fantastico!”
“Ehm… No, per la verità non mi intendo di musica. Ma tu sei naturista, vero?”
“Beh sì, sono naturista. Però sono anche mamma, cittadina, moglie, nuotatrice, figlia, lavoratrice, ciclista, lettrice… Mi piacciono il nuoto, il sole, i libri, il cinema…”
Macché, tutto ciò non interessa il mio nuovo “amico”. Dopo qualche rapida battuta fatta per educazione (dove vivi ecc.), ecco che arriva al punto. “Ma tu sei nuda adesso?”
“Che importanza ha?”
“Io sono nudo.”
“Bene, mi fa piacere.”
“E tu? Sei nuda?”
Se insiste, ecco la risposta standard: “No, veramente stavo lavorando nell’orto. Indosso: mutandoni di cotone ascellari, maglia della salute, camicia a quadrettoni, pullover consunto, pantaloni di tela moooolto larghi, guanti da lavoro, stivaloni di gomma.”
“Ah. Beh ci sentiamo, ciao!”
Improvvisamente, chissà perché, al mio nuovo amico sembra che non abbiamo poi tante cose in comune. E ha ragione.

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Ricordo d’estate

Lo vedo che spicca un balzo proprio davanti all’acacia. Poi si sposta sotto l’alloro, e anche lì si esibisce in un saltello, un po’ goffo per la verità. Guarda qualcosa che ha in mano: il volto è corrucciato. Osserva il prato ed emigra decisamente sotto l’ombrosissimo leccio. Qui non salta, ma agita il braccio destro verso l’alto, più volte.

Dev’essere una nuova disciplina sportiva, mi dico. Del resto, impossibile rimanere aggiornati su tutte le novità che ogni palestra propone. Però, bravo questo signore non più giovanissimo che non rinuncia neanche in vacanza a tenersi in forma. In fondo, è arrivato da pochi minuti e già si allena…
Lo sportivo si allontana, sempre più pensoso.
Dopo qualche minuto, appare la sua compagna. Molto più giovane di lui, aveva mandato SMS entusiasti durante il tragitto:  “Siamo a La Spezia! Siamo a Lucca! Tra mezz’ora siamo da voi!”
Fa piacere, tanto entusiasmo, non lo nego… Perciò rimango sorpresa quando la vedo comparire con un’aria mortificata. Guarda il pavimento, non alza lo sguardo.
Panico. Avrà trovato un topo in camera? Il bagno non perfettamente pulito? La doccia che perde?
“Mi dispiace mi dispiace mi dispiace… Ma non possiamo rimanere, ce ne andiamo.”
“Qualcosa non va?” domando preoccupata.
 No, figurati, tutto benissimo… Solo che lui… Il posto non è come se lo aspettava, ecco.”
“Non mi ero spiegata bene sulla faccenda del naturismo? Questo poi mi dispiace…”
“No. Il naturismo non c’entra. È che… Dài ti dico che dobbiamo andarcene, altrimenti lui mi fa una testa così e mi tiene il muso per tutto il we!”
“Per carità, ci mancherebbe che io voglia rovinare il we a qualcuno, figuriamoci. Nessun problema. Dovete passare il we in un posto che vi piaccia e vi faccia stare bene. Solo, potrei sapere che cosa ha contrariato il signore?”
“Ecco… Qui il cellulare non prende molto bene. E lui non sa stare senza.”
Ah ecco. Confermo, questa è proprio la destinazione sbagliata per lui
.
Però, uno che, tra il profumo dell’alloro e della lavanda, del timo e della salvia, tra l’ombra del leccio e  quella dei cipressi, non riesca a godersi un momento di serenità, beh, lo ammetto… non lo invidio per niente.

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L’equinozio

La luce arriva da una direzione nuova. Un’inclinazione più bassa rasenta il suolo per gran parte del giorno. Il giorno stesso è molto più corto: ora quando suona la sveglia è ancora buio.
“Settembre è il più crudele dei mesi”: il detto è vero solamente se settembre diventa simbolo della fine dell’estate. Invece è l’inizio di una stagione altrettanto splendida.
La luce bassa è pulita. Ogni filo d’erba assume importanza e si staglia orgoglioso nel prato. 
Non c’è umidità, non c’è afa. Il mondo risplende, sembra nato ieri e ancora nuovo di zecca. Nessuno l’ha sciupato, nessuno l’ha ancora calpestato.
Non è un Eden, è solo il meraviglioso autunno. La stagione di solito adoperata per indicare il declino, l’avvio verso l’inverno, e che invece ha una sua spaventosa bellezza. 
Gli scoiattoli sono già andati in letargo, non li vedo più. Anche i caprioli si sono fatti rari; i cinghiali no, quelli resistono a tutto…
La veranda della Locanda adesso ha le tende aperte per raccogliere la luce. Ma si può stare anche fuori a prendere il sole, specialmente nelle ore più tiepide; e fare la sauna e poi rinfrescarsi all’aria di settembre dona un benessere che nessuna “doccia emozionale” potrà mai uguagliare.
Gli ospiti sono pochi, ci riposiamo un po’. Gironzolo in giardino, sistemo qualche ramo che va potato, raccolgo le foglie dell’alloro. Sono combattuta: da un lato mi piace, lo confesso, godermi questo Eden in solitudine; dall’altro sono dispiaciuta di non condividerlo con molti, vorrei che tutti vedessero l’incanto che si nasconde dietro la stagione delle foglie che cadono.
Alla fine, prevale il mio solito motto: la felicità non va sprecata, è un insulto alla vita. Spazio al buonumore.

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Naturisti di tutto il mondo…

La locandiera lo ammette: è un pochino stanca. Però d’altro canto ammette pure: è soddisfatta. Questa seconda estate alla Locanda, nonostante un tempo davvero inclemente, non è andata affatto male.
I ritorni di ospiti che già ci conoscevano sono stati tanti. Forse chi ritorna non immagina nemmeno il piacere che ci fa: perché vuol dire che si è trovato bene da noi, che il posto gli è piaciuto, che l’accoglienza è stata all’altezza delle sue aspettative. E, quindi, ci riempie di soddisfazione.
Infine, tanti tanti ospiti nuovi, soprattutto stranieri. Otto nazionalità diverse questa estate alla Locanda: dalla Norvegia in giù, larga parte dell’Europa è stata rappresentata.
Abbiamo presentato a questi ospiti un’Italia che non immaginavano. Una Toscana minore: incredibile a dirsi, una Toscana inconsapevole della sua bellezza. Un’accoglienza semplice ma calda e curata. Posti dove si mangia bene e si spende poco. Consigli su dove fare naturismo nei dintorni: spiagge, fiumi, scogli, a seconda delle preferenze di ciascuno. E quando qualcuno è rimasto affamato (davvero!), perché non immaginava che, di domenica, nella Toscana “minore” i negozi fossero tutti chiusi, beh non lo abbiamo lasciato languire di fame… Lo abbiamo accolto con noi a pranzo o a cena, con piacere.
In tanti ci hanno confessato: “Eravamo già stati in Italia, ma sempre in grandi località come Roma, Firenze, Venezia; non pensavamo che potessero esserci posti belli come questo!”.
E’ bello che gli stranieri considerino l’Italia una meta naturista. E qui alla Locanda siamo contenti di avere contribuito, nel nostro piccolo, a raggiungere questo risultato.

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I bambini ci guardano

“Una Locanda naturista! Wow! E dove vai di solito in spiaggia?”
“In questa spiaggia, o in quest’altra…”
“E con chi ci vai, di solito?”
“Con mio marito e le nostre bambine.”
“Ma come, ci porti le bambine??”
“E certo. E dove rimangono, altrimenti. E poi a loro piace un sacco.”
Per molti è inconcepibile, eppure per i bambini è tanto semplice. Ci sono alcune spiagge dove si può stare nudi, altre dove bisogna tenere il costume. Per loro non fa molta differenza, l’importante è trovare altri bambini per giocare. E, fortunatamente, ce ne sono sempre.
Ci vengono a trovare tante famiglie con bambini, alla Locanda. Ma ben pochi sono gli ospiti dagli 11 ai 20 anni. Mi sono chiesta perché, e mi sono risposta che bisogna essere molto sereni nei confronti del proprio corpo per starsene tranquillamente nudi davanti agli altri. L’adolescenza, da questo punto di vista, è crudele. Non so se i bimbi nudisti saranno adolescenti più sicuri, ma lo spero tanto.

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La mia collezione privata

“Posso mandarti una mia foto nudo?”
“No, grazie.”
“Ma perché?”
“Guarda, come se avessi accettato, davvero. Ma no.”
“Ma scusa, non sei naturista?”
“Sono naturista, sì, ma questo non c’entra niente con il vedere foto nude di uomini pressoché sconociuti.”
“Va beh, ma se sei naturista sei abituata a vedere uomini nudi, no?”
“Non vedo che cosa c’entri questo con il visionare fotografie… Insomma, non desidero che tu mi mandi una foto, punto e basta.”
La prima volta, di solito, basta così. Ma l’aspirante naturista non demorde: la seconda volta è più sfacciato. 
“Sai, se tu vedi una mia foto nudo, mi sentirò più a mio agio quando praticherò naturismo per la prima volta.”
“Guarda, il naturismo è una cosa che devi fare solo se te la senti, non è mica obbligatorio! Se non sei a tuo agio, continua a prendere il sole in costume…”
La terza volta, il dialogo è più o meno uguale, però si conclude qualche volta con l’arrivo senza permesso, nel messaggio, di una riproduzione fotografica ravvicinata di quello che potete immaginare. E finisse qui, poco male. Buttata la foto nel cestino, posso continuare a fare la locandiera. Macché. Ecco il carico da undici.
“L’hai ricevuta? Che cosa ne pensi?
Che cosa ne penso? E che cosa ne devo pensare? Niente, ovviamente.
Prima, la risposta standard era: “Non l’ho guardata: come ti ho detto, non mi interessa” (grande delusione di lui, che solitamente mi banna – evviva). Ora però la collezione è diventata significativa e la monotonia mi assale. Ho provato con: 
1. “Mah, l’ho vista di sfuggita, in effetti il naturismo non fa per te”; 
2. “Ma davvero è una tua foto? Perché dalle immagini sul profilo sembri così prestante!”;
3. “Senti, se non ti ho chiesto subito il numero di telefono, qualcosa vorrà dire, no?”
Accetto suggerimenti. Educati però. Perché la locandiera non può essere sfacciata con nessuno. Neanche con chi mi ha scambiato per una collezionista di foto osée monotematiche.

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La SUA prima volta

“Ciao, anche tu naturista?”, si presenta il nuovo amico su Facebook.
La maggior parte delle richieste d’amicizia proviene da membri di gruppi naturisti ai quali anche io sono iscritta. Di solito ci scambiamo informazioni su dove poter praticare naturismo, sempre utili per una locandiera che deve anche  indirizzare i suoi ospiti verso i siti più gradevoli.
Qualche volta non va così. Può succedere che chi scrive – pian piano – cominci a rivelare di sé cose strane. Talvolta inverosimili. Quantomeno bizzarre.
Puntuale, dopo poche scarne battute, arriva il resoconto di una fantastica vacanza con risvolti nudisti molto arditi. Era solo. No, ricorda male: era con la fidanzata. No, ecco, ecco: era partito solo ma si è fidanzato in viaggio. Ancora meglio: si è fidanzato sì, ma con quattro o cinque splendide ragazze contemporaneamente. Le quali, alla fine della vacanza, non lo volevano più mollare. Ovviamente, tutte attratte dalle sue doti che, fino a quel momento, nessuna ragazza considerava per il semplice motivo che erano – suppongo – ben nascoste.
Lo scambio di battute può continuare anche per mesi. Io non dico nulla di me, mi limito a registrare. Alla fine, l’amico naturista comincia a chiedere info sulla Locanda: “Ma si sta sempre nudi? E dove si può stare nudi? E dove ci si veste? E la colazione si fa nudi?”.
Rispondo, ci mancherebbe, ma so già come stanno le cose: la piena confessione sta per arrivare…
“Sai, in realtà non ho mai fatto naturismo, perché mia moglie – compagna – fidanzata non vuole… Però vorrei tanto provare…”
Benvenuto! Coraggio, tutti abbiamo avuto una prima volta, e come vedi siamo sopravvissuti… Anche senza inventare rocambolesche avventure!

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